“Non me lo merito”, “non sono all’altezza”, “non ce la farò mai”, “si accorgeranno che non sono capace”. Se almeno una volta nella vita hai fatto questi pensieri, se quando raggiungi un risultato dai il merito al caso o alla bravura degli altri, allora è probabile che tu conosca la «sindrome dell’impostore». Se, poi, ogni volta che ti trovi davanti a un successo o una gratificazione professionale pensi: «ma dai, è stata solo fortuna!», sai perfettamente di cosa stiamo parlando.

Insomma, se quotidianamente combatti contro un senso di inadeguatezza che ti fa sentire «l’impostore» della situazione e del gruppo; se hai spesso l’impressione che gli altri abbiano una «cattiva» considerazione di te o non ti reputino all’altezza di alcune situazioni, è verosimile che a parlare sia “il tuo impostore” e che la tua visione della realtà sia un po’ alterata e falsata.

Ma cos’è la sindrome dell’impostore? È più comune di quanto non immagini pensare di non meritare i risultati ottenuti o di non essere abbastanza preparati per quello che si deve affrontare. Quel sentirsi sempre sul punto di essere «smascherati», la paura che diventa consapevolezza: il fallimento è dietro l’angolo!

Cos’è la sindrome dell’impostore?

La sindrome dell’impostore è particolarmente frequente in ambito professionale, dove il motivetto che si ripete è sempre lo stesso: chi ti ha scelto deve essersi sbagliato, il nuovo progetto che ti viene proposto è al di sopra della tua portata, delle tue capacità, delle tue possibilità, i tuoi colleghi sono indubbiamente più preparati di te. Se ricevi una gratificazione hai solo avuto fortuna, se fallisci è la dimostrazione che sei una persona incapace e che quel ruolo non fa per te.

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Se ti rivedi in questa descrizione è probabile che anche tu sia soggetto alla sindrome dell’impostore: questa espressione fu coniata nel 1978 da due psicologhe della Georgia State University, Pauline Clance e Suzanne Imes. La sindrome dell’impostore, spiega Holly Hutchins, docente all’Università di Houston, porta a sviluppare pensieri e sensazioni costanti di «falsità intellettuale e l’incapacità di interiorizzare i propri successi professionali».

L’aspetto curioso, o forse paradossale, è che si tratta di una condizione che tocca soprattutto le persone competenti e che hanno ottenuto quello che desideravano. Si manifesta di fronte a tutto quello che ci emoziona, che ci muove e ci coinvolge. In particolare, si manifesta nelle situazioni della vita in cui ci vengono richieste decisione, risolutezza, maturità e fiducia nelle nostre capacità.

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Sì, ma da dove nasce? Come spesso accade la radice di questo senso di inadeguatezza ha origine nell’ambiente familiare. Nella storia degli “impostori” è frequente ritrovare genitori ipercritici e tendenti al controllo, una continua competizione con i fratelli, conflittualità, difficoltà di confronto, supporto e incapacità a esprimere le proprie emozioni.

Come combattere la sindrome dell’impostore

Riuscire a sconfiggere la sindrome dell’impostore è possibile: serve determinazione e forza di volontà per scardinare questa visione distorta di se stessi, iniziando a guardarci con lo stesso metro con misuriamo i meriti e le abilità degli altri. Il primo passo è sempre la consapevolezza: riconoscere e dare forma a questa condizione significa fare un passo avanti per iniziare a lavorare su se stessi a partire da una valutazione oggettiva per esempio chiedendo un parere a un amico o al proprio partner quando si pensa di mettere in atto una svalutazione di sé e del proprio lavoro; scrivere un diario con  i propri successi, complimenti e conquiste per poi rileggerli; entrare in contatto con chi vive la stessa condizione può essere di aiuto per scambiare opinioni e sentirsi parte di una realtà: «Ciao, è un impostore che scrive!»